Di Alessandro La Monica
È iniziata con la lezione del prof. Salento (Università del Salento) la seconda fase del “Seminario permanente su Pierre Bourdieu” per l’a.a. 2013 – 2014. La lezione del prof. Salento ha puntato a mettere in luce, senza mai lasciarsi trascinare nell’esposizione dall’utilizzo di generalizzazioni o di interpretazioni sintetiche e riduttive dell’opera di Bourdieu, gli aspetti centrali della sociologia economica del sociologo francese
Introduzione.
È iniziata con la lezione del prof. Salento (Università del Salento) la seconda fase del “Seminario permanente su Pierre Bourdieu”. Dopo un anno e mezzo di seminari a carattere mensile tra pochi eletti (docenti, ricercatori, dottorandi e studenti dell’Università di Pisa), i componenti del “Seminario permanente” hanno deciso di aprirsi al pubblico e cominciare una seconda fase di lavori. Se da un lato la prima fase di confronto interno tra i membri del gruppo intende proseguire nella sua funzione di studio collettivo dell’autore – continuando a calendarizzare attività e seminari, e realizzando inoltre questo blog con la funzione di associare allo studio analitico di Bourdieu uno spazio a carattere maggiormente divulgativo, e per forza di cose meno tecnico –, dall’altro è sorta l’esigenza di un confronto più ampio con esperti di livello nazionale della sociologia di Bourdieu.
La sociologia economica di Pierre Bourdieu.
La lezione del prof. Salento ha puntato a mettere in luce, senza mai lasciarsi trascinare nell’esposizione dall’utilizzo di generalizzazioni o di interpretazioni sintetiche e riduttive dell’opera di Bourdieu, gli aspetti centrali della sociologia economica del sociologo francese. Scendendo nel dettaglio attraverso un confronto costante con i testi, la lezione ha puntato al rigore analitico piuttosto che alla schematizzazione, al fascino del linguaggio bourdieusiano, come all’entusiasmo che procura il suo periodare a spirale volto a inglobare ogni dimensione della realtà sociale, piuttosto che alla sintesi professorale. Dunque se è forse parso alla lunga impegnativo per il pubblico cogliere le sfumature della sintassi di Bourdieu, l’entusiasmo del relatore, il desiderio di comprensione e le folgoranti esemplificazioni bourdieusiane hanno tenuto il pubblico dell’aula incollato alle sedie per più di due ore.
Cominciando dai lavori giovanili sull’Algeria l’analisi ha posto in primo piano il legame tra la dimensione temporale dell’esperienza, la sofferenza (economica e antropologica) dei dominati così come la «speranza oniroide» che caratterizza la loro esistenza, elementi centrali per comprendere il «rapporto complesso e circolare tra categorie economiche e categorie razionali», oltre che la storicità dell’habitus economico. Dopo aver illustrato in profondità questi temi la lezione si è spostata su un secondo asse, legato alle ricerche di Bourdieu sul mercato immobiliare in Francia. Una sfida, quella di Bourdieu, all’economicismo, non tanto e non solo per il tipo di analisi e il metodo utilizzato ma prima ancora per il tipo di oggetto di studio, vale a dire per il fatto, come scrive Bourdieu in Les structures sociales de l’économie, di studiare «con le armi della scienza sociale, un oggetto tipicamente attribuito alla scienza economica». A partire da una concezione della domanda e dell’offerta come socialmente costruite, la cui interazione si produce all’interno di uno spazio sociale che opera in termini di campo, Bourdieu ha cercato di illustrare i processi di costruzione statale sia della domanda che dell’offerta. Ma, ci spiega il prof. Salento, è soprattutto nell’interazione tra domanda e offerta, nel rapporto tra acquirente e venditore di abitazioni – venditore non tanto di abitazioni ma del «credito che permette di acquistare una casa» –, e nel gioco sociale che si instaura in questa relazione che Bourdieu sembra entusiasmarsi. É questo infatti il momento, continua Salento, in cui Bourdieu lascia trasparire nel testo la sua emozione perché ha capito di avere scoperto il complesso gioco di determinismi, di interazioni strategiche e valutazioni sociali reciproche che caratterizzano questa transazione allo stesso tempo economica e simbolica, mai prevedibile completamente come prodotto dei vincoli oggettivi, né analizzabile come il prodotto esclusivo delle ambizioni soggettive degli acquirenti. È dunque muovendo da questa prospettiva antidualista che Bourdieu arriverà a definire l’habitus come «spontaneità condizionata e limitata».
Infine nella terza parte il prof. Salento ha ricostruito da un lato le indicazioni di Bourdieu per superare l’opposizione tra approccio sociologico e approccio economico, e dall’altro la critica bourdieusiana alla teoria neo-liberale. In particolare su quest’ultimo punto è stata messa in rilievo la sorprendente capacità predittiva di Bourdieu, per il fatto di aver previsto in tempi non sospetti gli effetti del processo di finanziarizzazione dell’economia.
Una buona recensione si riconosce per la capacità di sintesi, per la descrizione fedele degli aspetti chiave che sono stati analizzati e per l’originalità della critica. Su quest’ultimo aspetto ci troviamo in difficoltà. Non si tratta qui di criticare la teoria sociale di Bourdieu ma di valutare nello specifico l’esposizione che ne è stata data. Sembra questo un caso in cui la critica diviene maggiormente producente quando si limita a riconoscere il rigore concettuale e l’entusiasmo del relatore nel descrivere riflessioni e scoperte che hanno emozionato Bourdieu e continuano ad emozionare il pubblico dei suoi lettori.